top of page

SENEGAL - L'ISOLA DEGLI SCHIAVI


Credo che in tutta l’Africa non esista luogo che emani più tristezza dell’Isola di Gorée.

A nulla vale il grande cuore rosso che ci accoglie ammiccante sul piazzale dello sbarco ed al quale coppie sorridenti si avvicinano per una foto ricordo. E neppure i colori dei ristorantini, tutti qui sul lungomare, che promettono cibi gustosi ai visitatori. C’è come un’aria pesante, greve di dolore che aleggia dappertutto, tra i vicoli fioriti, tra i baobab e le esposizioni degli artisti, tra le bancarelle dei colorati souvenir.

Siamo in quello che è stato definito il sesto continente, quello delle emozioni.

Perché questa è l’isola degli schiavi per eccellenza.

Era qui che venivano radunati tutti gli schiavi razziati sulla terraferma da gente della loro stessa razza, ma anche da europei che si professavano cristiani. Venivano venduti, ammassati sull’isola nella casa che ha mantenuto il triste nome di Casa degli schiavi, poi caricati sulle navi dirette nelle Americhe dove venivano destinati e sfruttati nei campi di cotone o di chissà cos’altro.

Non più padroni neppure della loro stessa vita.

Uscivano dalla loro patria attraverso una porticina che dava direttamente sull’Oceano e che viene ancora chiamata Porta del Non Ritorno e salivano sulle navi che li avrebbe condotti (quelli fortunati che riuscivano ad arrivarci) nel Nuovo Continente affamato di mano d’opera a basso prezzo.

L’intera isola ha un’aria decadente che contribuisce ad accentuare quell’atmosfera di tristezza che ci pesa addosso come un macigno, neppure fossimo noi stessi responsabili di quanto qui accadeva. Non vediamo l’ora di scrollarci di dosso questa sensazione e a nulla vale percorrere i vicoli rallegrati dai fiori fiammeggianti della Flamboyant, l’Albero di Fuoco, o dalle buganvillee dai colori accesi. Tutto racconta la stessa storia.

Case coloniali ormai decadenti e disabitate, imposte rotte e vecchi portoni, spioncini alle finestrelle, piccole per non far entrare il caldo, vecchie carcasse di cannoni. Pochi gli abitanti, la maggior parte forse torneranno la sera perché fanno i pendolari tra Gorée e Dakar, bambini pochissimi ma forse sono a scuola, l’unica scuola dell’Isola.

Decrepita, avvolta da tristi memorie, senza risorse se non quelle del turismo, Gorée resiste al trascorrere del tempo. Ormai è un monumentale “Memento”, lasciato lì, in mezzo all’Oceano perché ricordi a tutti che la storia non si deve ripetere.


africatraveltour12@gmail.com www.amadoulougue.com

6 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page